Autor Tema: Una «pagina» di storia nel sottosuolo della città  (Posjeta: 769 vremena)

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Offline Kigor

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U La voce del popolo od 3.9.2014 izašao je članak o posjeti perilu Brajda. Evo sam tekst kao i sliku članka.

Nei secoli passati, tutti i torrenti che scendevano dalle colline verso il mare fungevano da lavatoi. Così a Fiume, grazie alle sue caratteristiche orografiche e all’abbondanza di corsi d’acqua, fino all’inizio del secolo scorso erano in funzione numerosi lavatoi a cielo aperto. Se ne conoscono le ubicazioni, ma esistono pochissime fotografie di questi luoghi dove le massaie fiumane andavano a lavare i panni. Scoglietto, Sasso Bianco, Žabica, Braida, Mlaka sono soltanto una piccola parte dei rioni cittadini lungo i cui torrenti erano stati costruiti i lavatoi, fatti di lastre di pietra inclinate per facilitare l’opera di lavatura. Con la costruzione dell’acquedotto e l’introduzione dell’acqua corrente nelle case, i lavatoi pubblici finirono nel dimenticatoio e vennero smantellati. Per caso, uno solo rimarrà intatto nel tempo. Il lavatoio di Braida, che prese il nome dall’omonimo torrente, alla fine dell’Ottocento su decreto delle autorità ungheresi fu... occultato, ma non smantellato, per consentire l’allargamento della strada vicina, oggi via Manzoni. Il lavatoio, però, è rimasto in funzione fino al 1936, quando venne decretata la sua chiusura.
Ancora oggi, la struttura è intatta, pur essendo nascosta ai più. Grazie all’interessamento della Società fiumana “051” in collaborazione con i membri del gruppo Facebook “Enciclopedia fiumana – Fluminensia” gli interessati hanno potuto visitare e fotografare per un paio d’ore questo pezzo di storia fiumana.
“Il torrente di Braida, purtroppo, è stato completamente interrato – racconta Zoran Petrović della Società 051 –. Rimane scoperta soltanto una piccola parte della struttura, pochi metri, che si trovano dopo il lavatoio vero e proprio, inclusa una paratoia, ora in disuso. L’acqua del torrente, oltre che a servire per lavare i panni, veniva deviata tramite la paratoia prima nell’ex Zuccherificio e poi nella fabbrica ‘Rikard Benčić’, per essere usata nel processo di elettrolisi che si svolgeva nel capannone a sud del complesso”.
Non è facile accedere al lavatoio in quanto si trova sotto il livello della strada e l’unica entrata è nascosta nella parte interna, nel muro che divide via Manzoni dall’ordierno parcheggio. Il dislivello è di circa un metro. Il complesso è conservato molto bene, con la parte centrale rialzata e le lastre di pietra inclinate verso i due lati del letto del torrente che scorre ancora oggi.
A una decina di metri di distanza dall’ingresso, nell’interno della struttura, è ancora visibile una parte della scalinata che dalla strada portava al lavatoio e, più avanti, la volta che racchiude il torrente. Questo piccolo gioiello del patrimonio storico fiumano è ben conservato. Purtroppo non si può dire lo stesso dell’area esterna circostante che si presenta incolta, invasa dalle erbacce e, purtroppo, piena di siringhe usate. Soltanto un piccolo e poco appariscente cancello di ferro difende l’ultimo lavatoio fiumano dalla sua possibile scomparsa.
Viviana Car